84 anni fa, a Roma, Nasceva Maria Luisa Ceciarelli in arte Monica Vitti, uno dei più brillanti esempi di attrice tragicomica che il cinema possa vantare.
La grande Monica si è ritirata dalle scene ormai quindici anni fa, ma il suo ricordo non è minimamente sbiadito, e le sue interpretazioni divertenti e al contempo amare, ancora risplendono nella memoria collettiva.
Monica Vitti fu inizialmente messa in luce da ruoli drammatici, ai quali conferiva un‘aura metafisica e surreale: «Nonostante facesse dei film con Antonioni» dichiarò Monicelli, «interpretando personaggi da film muto, personaggi misteriosi, d’altri tempi; nella vita era vivace, divertente, piena d’umorismo».
L’umorismo, quando c’è, prima o poi emerge e, infatti, dalla fine degli anni sessanta Monica cambiò direzione trasformandosi in attrice comica, anzi, a volerle rendere giustizia, in attrice tragicomica.
Dalla diva di “Polvere di stelle”, alla moglie borghese di “Anatra all’arancia”, passando per la dirompente “Ninì Tirabusciò”, Monica Vitti ha dato vita a donne ironiche, ma sempre pervase da un soffuso alone di onirica malinconia.
«Scoprire di far ridere»dichiarò Monica Vitti in un’intervista, «è come scoprire di essere la figlia del re».
Già, l’umorismo è un dono, e un’artista con un così raffinato senso dell’umorismo è un dono per l’intera cinematografia.