Patataridens

Il blog della comicità al femminile

Il “marchese” è arrivato: organizziamo un Period Party!

Quand’ero ragazzina le madri si dividevano in due categorie: quelle che parlavano di ciclo mestruale con le figlie, e quelle che ne parlavano troppo.

C’erano le madri reduci dal ’68 e dall’amore libero, che con buona probabilità non avevano mai visto un hippy se non su di un poster e si erano sposate col primo fidanzatino, ma che almeno ideologicamente si  univano al coro di liberazione del corpo femminile.

C’erano poi quelle cresciute in contesti molto bigotti, alle quali nessuno aveva spiegato nulla delle mestruazioni, che si erano così spaventate da aver giurato che per le loro figlie sarebbe stato diverso. Questo tipo di madre parlava abbondantemente di ciclo mestruale, ma poiché non era a suo agio con un termine che mai aveva udito pronunciare durante l’infanzia, lo chiamava nelle maniere più bizzarre: le tue cose,  il marchese, la pioggia, le lune, le regole.

C’erano poi le madri apocalittiche, quelle che incoraggiavano le ragazzine con frasi del tipo: “Questa è la maledizione delle donne: ti toccherà sino alla menopausa e allora sarà pure peggio, infine, morirai!

L’infine morirai non c’era, ma in qualche modo era sottinteso.

Oggi, secondo un’indagine riportata da Vanity Fair, due madri americane su tre festeggiano il primo ciclo delle figlie con un period party.

L’idea di per sé mi pare carina, purché la festeggiata sia d’accordo, non provi imbarazzo e, soprattutto, non sia preda dei crampi mestruali.  

Queste feste possono avere stili diversi:

  • Figlie della luna, con liberazione di farfalle, fiori e costumi a tema madre natura.
  • Kitsch e propedeutica all’addio al nubilato, con abiti rossi e dolcetti a forma – schifo! – di assorbenti (fate un giro nel web se non ci credete).
  • Mistery party, la madre ne farebbe a meno ma siccome nella classe tutte hanno festeggiato, affinché la figlia non si senta esclusa accetta di celebrare il mestruo, purché la festa sia tale e quale a quella di un qualunque compleanno, con unicorni e principesse Disney a profusione, colori pastello e guai a chi indossa o introduce all0evento qualcosa di rosso, incluse le ciliegie candite sui dolcetti.

Comunque anche ai miei tempi, un po’ si festeggiava l’arrivo del “marchese”. Alcune madri, ricordo,  preparavano torte alle figlie, ma credo più per consolarle che non per festeggiarle.

A me, invece, fu concesso di comprare in edicola il Cioè, un settimanale zozzetto che sino a quel momento non avevo potuto leggere in quanto considerato “per signorine”. Ora però ero una “signorina”, i miei lo dicevano a tutti che ero diventata “signorina”, quindi mami e papi, visto che ci tenete tanto a spiattellare quel che accade al mio endometrio, sganciate le mille lire per il Cioè.

Ne lessi due o tre numeri al massimo, scoprendo che in ognuno di essi, mimetizzati tra i consigli di moda per le teenager e le fotografie di attori e cantanti bellocci, si celavano istruzioni pratiche per imparare a limonare, masturbarsi (forse le foto degli attori e cantanti bellocci le inserivano a tale scopo) e fare petting, termine che grazie al cielo non si usa più perché, specie a quei tempi quando l’inglese non era noto ai più, evocava tanto le scoreggie.

Era per quegli articoletti pruriginosi nascosti tra le fotografie di moda che leggevamo quel giornaletto, peccato che gli argomenti si ripetessero ogni settimana, pressoché identici.

Ne ricavai l’idea che essere “signorina” fosse piuttosto noioso e, almeno sotto molti aspetti, non mi stavo sbagliando.

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This entry was posted on May 23, 2024 by in Uncategorized.