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Il blog della comicità al femminile

“Cojona” virus: lo sfogo di una quarantenne in quarantena

Mi girano… Uh, se mi girano! Il Coronavirus mi ha causato alcuni contrattempi molto sgradevoli,   non sgradevoli quanto il contagio – per carità – ma comunque seccanti; ecco perché, anche se l’hanno fatto già in tanti (probabilmente troppi), ho voluto sfogarmi anch’io!

Fare umorismo su temi drammatici è sempre una faccenda delicata ma, tant’è, se l’ironia spesso non è in grado di migliorare le cose, difficilmente le peggiora.

In questi strani giorni all’insegna della prevenzione compulsiva del Coronavirus, fremo dalla voglia di salire su di un palco di cabaret e dire la mia ma, come sapete, le manifestazioni che prevedono l’affluenza di pubblico sono state proibite in molte città.

Fa niente…

Non mi sentirei a mio agio a parlare di fronte a persone sedute a un metro di distanza l’una dall’altra, con la mascherina medica sulla faccia (senza contare che se mi scappasse uno starnuto rischierei il linciaggio).

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Molti hanno deriso la recente corsa alle mascherine, ma  trattandosi di una precauzione non invasiva, personalmente non ho nulla in contrario, anzi, in questi giorni sull’autobus mi sono molto divertita nell’osservare la variopinta parata: mascherine mediche, mascherine antismog, mascherine di Leroy Marlene ottime per ristrutturare casa… Non sono una microbiologa, ma suppongo che vi sia una certa differenza tra un virus e la polvere d’intonaco!

La cosa più grottesca mi è accaduta in un bar, ovviamente deserto, nel quale dopo aver bevuto un caffè ho chiesto al barista di indicarmi il bagno e lui, con espressione indecifrabile, mi ha passato un fogliettino ripiegato. L’ho aperto con circospezione, pensando di trovarvi un messaggio disperato: “Aiuto! Mi tengono prigioniero dietro a questo bancone, ho la caviglia incatenata al fusto della birra!”

Niente di tutto questo ovviamente, il foglio mostrava un titolo a caratteri cubitali che recitava: SEI SICURO DI SAPERTI LAVARE LE MANI?

Be’, quando me lo spiegò suor Vincenzina alle scuole materne, mi era parso di aver capito.

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Sotto il grande titolo si  leggeva inoltre: come lavarsi le mani in dodici semplici passaggi.

Dodici?

Per lavarsi le mani?

Nemmeno per farmi la doccia seguo dodici passaggi!

  • Entro nella doccia,
  • apro il rubinetto,
  • lo richiudo dopo un po’.
  • esco dalla doccia.

Quattro passaggi, né uno di più né uno di meno!

Comunque, se qualcuno si è dato tanta pena per disegnare dodici vignette con altrettante paia di mani ritratte in diverse posizioni, ho pensato che fosse mio dovere morale adeguarmi alle regole.

Mi sono recata in bagno con quella specie di corso illustrato di ombre cinesi, e ho iniziato a seguire le istruzioni.

Le prime tre o quattro vignette non mi hanno dato problemi, ma poi la situazione si è complicata; è stato un po’ come approcciare il Kamasutra: le posizioni di base sono facili, ma più si approfondisce la materia, maggiore è il rischio che i paramedici debbano venirci a prendere ripiegati su noi stessi come tanti mobiletti dell’Ikea. Probabilmente con i miei contorcimenti manuali ho prevenuto il Coronavirus, ma certo ho rischiato il colpo della strega.

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Quello stesso giorno, dopo la mia sessione di stretching da toelette, sono andata a fare la spesa e devo dire di non aver trovato gli scaffali vuoti e desolati come mostravano i telegiornali. Una cosa però non l’ho trovata: le uova.

Sono andata in un altro supermercato e niente uova neanche lì.

Posso capire lo scatolame o i surgelati, ma perché accaparrarsi le uova durante un’epidemia? Che se ne fa il virus-fobico medio con tute quelle uova? Ettari di frittate? Oppure si chiude nella sua stanza, circondato da dozzine e dozzine di uova, per sentirsi come un’ape regina nella sua arnia?

Caro il mio virus-fobico, forse il tuo piano a base di uova ti salverà dal Coronavirus, ma sarà il colesterolo a stroncarti!

Desy Icardi

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This entry was posted on March 5, 2020 by in Spirito di Patata, Uncategorized and tagged , , , , , .